Il razzismo tiene per la gola la "democrazia americana"

(CRI Online)martedì 20 luglio 2021

Per quanto lo stato dei diritti umani negli Usa sia ancora desolante, il paese interpreta sfacciatamente il ruolo del "difensore dei diritti umani" in tutto il mondo. Il governo degli Stati Uniti è bravo a giocare con i "due pesi e due misure", chiudendo un occhio sul problema del razzismo interno. Tuttavia, alcune persone perspicaci negli Stati Uniti hanno sottolineato l'ipocrisia del governo statunitense e della "democrazia in stile americano".

Il 27 gennaio 2017 il governo degli Stati Uniti ha emesso un ordine esecutivo che vieta ai cittadini di 7 paesi - tra cui Iran, Iraq e Libia - di entrare negli Stati Uniti. John Feffer, capo del sito web del Foreign Policy in Focus degli Stati Uniti, ritiene che l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia usato il razzismo come strumento per distruggere qualsiasi impegno duraturo degli Stati Uniti a favore dell'internazionalismo liberale. C'è sempre stato un elemento razzista nella politica estera del governo degli Stati Uniti.

L'International Crisis Group (ICG) ritiene che alcuni leader politici americani, tra cui Trump, sembrano essere decisi a utilizzare le differenze razziali piuttosto che a promuovere l'unità. Alcune organizzazioni internazionali hanno anche fortemente criticato l'amministrazione Trump, inclusa la cancellazione della maggior parte dei programmi di reinsediamento dei rifugiati americani, la riluttanza ad accettare i richiedenti asilo, l'imposizione di divieti di viaggio a diversi paesi prevalentemente musulmani e l'atteggiamento generale nei confronti dell'immigrazione.

Robert Malley, presidente e amministratore delegato dell'ICG, ha sottolineato: "I precedenti governi degli Stati Uniti, siano essi stati repubblicani o democratici, non hanno mantenuto nei fatti quello che avevano promesso a parole, sia per quel che riguarda la tutela dei diritti umani e sia per quel che concerne la promozione degli interessi americani. Durante il mandato di Trump, il divario tra le parole e le azioni è diventato un 'canyon'".

(Web editor: Xiang Shizhen, Renato Lu)

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