Il governo cinese ammonisce i datori di lavoro: Attenersi alle leggi per quanto riguarda gli orari di lavoro

(Quotidiano del Popolo Online)lunedì 06 settembre 2021

Sono ormai passati due anni da quando Jack Ma, il magnate dell'e-commerce cinese, fondatore di Alibaba, si era detto fervente sostenitore dello schema "996" e lo aveva definito una vera propria benedizione, suscitando la stima e l'ammirazione dei giganti del capitale e il biasimo e il disdegno di chi invece crea quel capitale con il proprio lavoro.

Per chi non ne fosse a conoscenza, "996" si riferisce alla pratica spesso (e purtroppo) adottata, sopratutto dalle compagnie informatiche, di far lavorare i propri dipendenti dalle 9 del mattino alle 9 di sera, 6 giorni alla settimana, con stipendio fisso e straordinari non pagati.

Benché sia una pratica ricorrente, questa è nondimeno illegale. Infatti, in base al Diritto del Lavoro cinese, i dipendenti non dovrebbero lavorare più di otto ore al giorno e non più di 44 ore settimanali. In casi di necessità si può richiedere ai dipendenti di lavorare per un'ora in più al giorno, ma le ore di straordinari non possono superare le 36 ore mensili, neanche in casi straordinari.

Tuttavia queste aziende utilizzano subdole macchinazioni per aggirare le leggi, due delle quali sono le più comuni. La prima consiste nel far firmare "volontariamente" al personale degli "accordi di laboriosità", nei quali il dipendente, "di propria volontà", acconsente a rinunciare agli straordinari, pur lavorando ore extra e nel fine settimana. Il secondo metodo invece consiste nel licenziare chiunque osi dire "no" quando obbligato a lavorare oltre le otto ore.

Tali sotterfugi rimangono in ogni caso illegali. Di fronte alla legge, per il principio di equità, l'"accordo di laboriosità" è infatti carta straccia, mentre le compagnie che licenziano i dipendenti che si rifiutano di lavorare extra dovranno pagare multe e risarcimenti se querelate. Il problema però è che la maggiorate dei dipendenti non ha il coraggio di portare il proprio caso in tribunale perché i tempi di attesa sono lunghi e le spese sono alte e sopratutto perché temono di non riuscire a trovare un altro lavoro in futuro.

È proprio per questo che la Corte Suprema del Popolo e il Ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale hanno congiuntamente ammonito i datori di lavoro di attenersi alle leggi, mandando un chiaro messaggio di intransigenza nei confronti di questi atti illegali e di chi li implementa. Messaggio reso ancora più forte in questo periodo, in cui i grandi monopoli tecnologici sono sotto scrutinio grazie alla campagna antitrust avviata dal governo.

Queste mosse mirano, tra le altre cose a incoraggiare i lavoratori a rivolgersi alla legge quando i propri diritti vengono violati.

(Web editor: Liu Dong, Renato Lu)

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