Sempre più Paesi rifiutano le richieste di schieramento degli Stati Uniti

(Quotidiano del Popolo Online)venerdì 08 marzo 2024

Il Primo Ministro malese Anwar Ibrahim ha recentemente respinto le pressioni degli Stati Uniti e dei loro alleati affinché le nazioni regionali si schierino nella rivalità dell'Occidente con la Cina.

Intervenendo a un vertice tra l'Australia e l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) tenutosi nella città australiana di Melbourne, Anwar ha sottolineato che l'Occidente non dovrebbe impedire alla Malesia di essere amichevole con la Cina, criticando l'Occidente come "sinofobo".

È nell'interesse della Malesia intrattenere solide relazioni con la Cina. Descritta dal suo leader come un Paese "ferocemente indipendente", la Malesia non ha motivo di compromettere i propri interessi per soddisfare l'appetito egemonico degli Stati Uniti.

Il Paese del Sud-Est asiatico è stato tra i primi ad abbracciare la Belt and Road Initiative. Progetti come il Parco Industriale Malesia-Cina Kuantan e l'Università di Xiamen in Malesia hanno portato benefici alle popolazioni di entrambi i Paesi.

Dal 2009, la Cina è rimasta il principale partner commerciale della Malesia per 15 anni consecutivi, mentre la Malesia è il secondo partner commerciale della Cina nel quadro dell'ASEAN. In futuro, un'ulteriore cooperazione con la Cina fornirà senza dubbio alla Malesia maggiori opportunità di trasformazione dello sviluppo.

A livello globale, la posizione della Malesia risuona con un sentimento crescente tra molti Paesi in via di sviluppo, che stanno diventando consapevoli dell'intenzione di Washington di contenere lo sviluppo della Cina vendendo "ansia da sicurezza" e promuovendo lo scontro sul campo.

Durante il 43esimo vertice dell'ASEAN nel settembre dello scorso anno, il presidente indonesiano Joko Widodo ha esortato il gruppo regionale a rimanere unito e a non essere il rappresentante di alcuna potenza.

Allo stesso modo, allo Shangri-La Dialogue 2023, i leader di Paesi tra cui Indonesia e Singapore hanno affermato di non voler vedere una "nuova Guerra Fredda" o di essere costretti a scegliere tra Cina e Stati Uniti.

Queste voci manifestano ancora una volta il consenso generale della comunità internazionale: la Cina è un'opportunità e un partner, non una minaccia o un rivale. Un'analisi del Fondo monetario internazionale ha dimostrato che quando il tasso di crescita della Cina aumenta di 1 punto percentuale, la crescita negli altri Paesi aumenta di circa 0,3 punti percentuali.

Nel frattempo, da quando è entrato in vigore il Partenariato Economico Globale Regionale, la Cina, in quanto partecipante significativo e promotore attivo dell'accordo, ha infuso fiducia nel libero scambio, nel multilateralismo e nell'integrazione economica regionale.

Per i Paesi in via di sviluppo, la Cina ha dato l'esempio nel perseguire un percorso di modernizzazione adatto alle condizioni nazionali, sfatando il mito secondo cui modernizzazione significa occidentalizzazione.

Inoltre, le tre principali iniziative globali proposte dalla Cina si concentrano sullo sviluppo globale, sulla sicurezza e sulla coesistenza delle civiltà, ottenendo un ampio riconoscimento in tutto il mondo.

Al contrario, gli Stati Uniti, per mantenere la propria egemonia globale, si aggrappano a una mentalità da guerra fredda, creando costantemente nemici immaginari e provocando uno scontro tra blocchi, che va contro la tendenza globale alla pace e allo sviluppo.

Nel Sud-Est asiatico, gli Stati Uniti cercano di indebolire l'architettura di cooperazione regionale incentrata sull’ASEAN e tentano di creare un sistema egemonico sotto il loro controllo.

Il netto contrasto può ben spiegare perché sempre più Paesi, dando priorità all'indipendenza e allo sviluppo, dicono "no" a Washington e rifiutano di piegarsi agli interessi occidentali.

(Web editor: Feng Yuxin, Renato Lu)

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