Controversia sulle accuse di "lavoro forzato" nello Xinjiang: la voce di un sinologo tedesco

(CRI Online)sabato 09 marzo 2024

Recentemente l'Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, ha continuato a diffondere menzogne riguardo all'esistenza del "lavoro forzato" nello Xinjiang, esercitando pressione su giganti dell'automotive come Volkswagen e colossi della chimica come BASF, aziende tedesche, mettendo così sotto pressione le loro operazioni nella regione. Il sito web "Politica Estera Tedesca", citando il sinologo dell'Università tedesca di Würzburg, Björn Alpermann, ha avvertito che le accuse di "lavoro forzato" non sono state provate in modo definitivo e di non ritenere avventatamente responsabili le imprese legate allo Xinjiang. Alpermann e altri hanno condotto un'indagine sulle accuse di "lavoro forzato" su larga scala nei confronti degli Uiguri dello Xinjiang. La loro conclusione è stata che "il ricatto diretto o addirittura la 'schiavitù' non possono essere confermati in modo convincente". Alpermann ha chiaramente avvertito contro l'attribuzione precipitosa di responsabilità alle aziende con legami sociali nello Xinjiang e persino "l'attuazione di divieti sull'intera regione (Xinjiang)". "A mio parere, questo è troppo, è più probabile che danneggi la popolazione locale anziché aiutarla."

(Web editor: Feng Yuxin, Renato Lu)

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