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Dichiarazioni di Sanae Takaichi sfidano giustizia internazionale provocando gravi danni
Le recenti dichiarazioni su Taiwan rilasciate dalla premier giapponese, Sanae Takaichi, hanno suscitato critiche da varie parti. Secondo personalità di diversi Paesi, la serie di atti e dichiarazioni di Sanae Takaichi costituiscono una sfida alla giustizia internazionale, un sabotaggio dell'ordine internazionale postbellico e il calpestamento delle norme fondamentali delle relazioni internazionali, con conseguenze e danni gravi.
Maria Butina, membro della Duma russa, ha sottolineato che si tratta di un tentativo di sfidare i limiti storici stabiliti dagli accordi internazionali raggiunti dopo la seconda guerra mondiale. Molti Paesi, inclusa la Russia, hanno già rilasciato dichiarazioni in merito, affermando che atti del genere, sia odierni che futuri, del governo giapponese, sono inaccettabili. Ci auguriamo che il Giappone prenda coscienza di questa realtà il prima possibile e impedisca il ripetersi di errori storici.
Jenny Clegg, studiosa britannica di questioni dell'Asia-Pacifico, ha sottolineato che documenti come la Dichiarazione del Cairo costituiscono il fondamento cruciale dell'ordine di pace postbellico. La Risoluzione n. 2758 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosce chiaramente che il governo della Repubblica Popolare Cinese è l'unico governo legittimo che rappresenta l'intera Cina. Ignorare questa storia significa minare gli sforzi della comunità internazionale per sostenere la pace e l'ordine globali. Clegg ha affermato inequivocabilmente che le dichiarazioni e le azioni errate della Takaichi non sono incidenti isolati, ma sono strettamente legate alle sue persistenti e frequenti visite al Santuario Yasukuni e alla crescente militarizzazione del Giappone.
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