Dalla Campania alla Cina: gli agricoltori italiani guardano a Oriente per trovare opportunità

(Quotidiano del Popolo Online)martedì 17 giugno 2025

Sotto il sole d'inizio estate del sud Italia, le pianure campane pulsano al ritmo della vita agricola. Le piante di pomodoro maturano in file ordinate, gli ulivi brillano sotto il calore mediterraneo e i bufali d'acqua pascolano tranquilli vicino ai locali che producono la famosa Mozzarella di Bufala campana.

La Campania ospita un'ampia gamma di prodotti alimentari pregiati, protetti da indicazioni geografiche europee; tuttavia, gran parte di questa abbondanza è coltivata da piccole aziende agricole a conduzione familiare, immerse nella tradizione, ma spesso prive degli strumenti per accedere ai mercati globali.

"Nella nostra regione non manca la passione", ha affermato Ettore Bellelli, presidente della sezione campana di Coldiretti, la principale organizzazione degli imprenditori agricoli in Italia. Tuttavia, promuovere questi prodotti agricoli nel mondo "richiede una direzione".

Come molti leader industriali, Bellelli considera la Cina una destinazione fondamentale. "Dobbiamo superare le barriere tecniche e strutturali. La Cina è un mercato che si aspetta qualità, coerenza e visione", ha affermato.

Per rispondere a questa esigenza, oltre 100 imprenditori agricoli, funzionari regionali e diplomatici cinesi si sono riuniti a Capua, città storica nel cuore del fertile paesaggio campano, dal 12 al 13 giugno per un seminario sull'export di prodotti alimentari e mangimi italiani in Cina e per un evento promozionale dell'ottava edizione della China International Import Expo (CIIE).

Co-organizzato dall'Associazione Italiana per la Promozione delle Esportazioni di Prodotti Alimentari e Mangimi (BRIFF) e da Coldiretti Campania, il forum di due giorni ha evidenziato un crescente interesse per la cooperazione tra produttori italiani e consumatori cinesi.

Durante il seminario, Enrico Amico, presidente della sezione di Caserta di Coldiretti, ha evocato l'antico nome della regione - Campania Felix - coniato dai Romani per descrivere la rigogliosa abbondanza della zona. "La nostra felicità oggi", ha affermato Amico, "non deriva solo dalla ricchezza della nostra terra, ma dalla nostra capacità di portare tale ricchezza in mercati lontani. La Cina è quel mercato".

Il forum è stato più che semplici chiacchiere. Nell'arco di due giorni, i rappresentanti cinesi, tra cui funzionari dell'Ambasciata cinese in Italia e della Rappresentanza permanente presso le Agenzie delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, hanno visitato serre, vigneti e aziende lattiero-casearie in tutta la regione. "Non siamo qui solo per promuovere la CIIE", ha affermato Zhang Lubiao, rappresentante permanente della Cina presso le Agenzie delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. "Vogliamo comprendere le esigenze dei produttori italiani. Puntiamo a essere un ponte, collegando l'eccellenza italiana alla domanda cinese in modo strutturato e duraturo".

Le statistiche sono convincenti. Il commercio bilaterale tra Cina e Italia ha superato i 70 miliardi di dollari per quattro anni consecutivi. Solo nel 2024, il commercio agroalimentare ha raggiunto 1,81 miliardi di dollari, con un aumento dell'8,4% rispetto all'anno precedente. Le importazioni di prodotti alimentari italiani in Cina sono aumentate del 9%. Tra i Paesi dell'UE, l'Italia detiene ora il maggior numero di protocolli di esportazione agricola firmati con la Cina. "I prodotti italiani di alta qualità non sono più una novità in Cina, stanno diventando prodotti di base", ha affermato Xu Yuhong, consigliere economico e commerciale presso l'Ambasciata cinese in Italia.

Un abitante del posto che spera di capitalizzare su questa crescente domanda è Luigi Rega, direttore vendite dell'azienda casearia a conduzione familiare Ponte Reale. Rega ha riflettuto sulle crescenti sfide che i produttori alimentari italiani devono affrontare, tra cui la concorrenza del mercato e gli imprevedibili venti geopolitici contrari. "Gli attuali dazi statunitensi stanno colpendo duramente i produttori italiani", ha affermato. "Alcuni miei colleghi stanno persino valutando l'idea di aprire stabilimenti negli Stati Uniti, solo per sfuggire all'incertezza."

Per Rega, la Cina offre un'opportunità più stabile e reciproca. "Un buon partner commerciale è quello che apprezza il rispetto reciproco", ha affermato. "Ecco perché sono qui. Non vogliamo solo partecipare alla CIIE, vogliamo aprire le porte alla Cina", ha dichiarato a Xinhua.

Nonostante l'ottimismo, le sfide permangono. Le barriere linguistiche, gli standard di confezionamento e la preparazione digitale continuano a rappresentare difficoltà per i piccoli e medi produttori. Per aiutare i prodotti agricoli italiani a entrare nel mercato cinese, BRIFF ha promesso un'assistenza personalizzata ai partecipanti che si preparano all'ottava edizione del CIIE a novembre, che include formazione, coordinamento logistico e approfondimenti di mercato.

Per molti produttori italiani, l'expo è diventato più di un semplice evento: è una strategia a lungo termine per la crescita globale.

"In un mondo globalizzato, rimanere locali non è una debolezza, è la nostra forza", ha affermato l'enologa Ilaria Petitto, la cui famiglia coltiva uve in Campania da generazioni. "Vogliamo solo essere dove i nostri valori vengono compresi. Quel posto è la Cina."

Dai campi soleggiati della Campania alle vivaci tavole di Shanghai, si sta costruendo un ponte: un ponte fatto di fiducia, tradizione e dal gusto condiviso di qualcosa di veramente autentico.

(Web editor: Feng Yuxin, Renato Lu)

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